1849 – Clara Maffei preoccupata per l’assedio di Venezia

1849 – Clara Maffei chiede notizie della famiglia Mosconi di Verona, e in particolare dell’amica Teresa Mosconi sposata con Spiridione Papadopoli in Venezia. La città lagunare è sotto assedio, ma non si vede quanto possa durare la resistenza.

Lettera di Clara Maffei al conte Giacomo Mosconi     

Clusone 24 aprile 1849

Vi scrivo senza sapere ove vi trovate e col dubbio perciò che vi giungano queste mie parole, ma  io ho bisogno d’avere vostre nuove quelle della vostra famiglia e che mi informiate di Teresa  di cui non so nulla dall’ultima volta che voi mi scriveste. In questi momenti tristissimi l’animo per sostenersi implora almeno d’essere tranquilli sul conto dei suoi cari ed io perciò vengo a voi e chiedo in ginocchio questa consolazione. Teresa  poi mi sta sul cuore poiché temo che Venezia sia vicina a subire sorte uguale alla nostra e comune all’Italia tutta e per quanto forte ed invitta non so come   potrà resistere. Dirvi tutto quello che ho patito è inutile perché i dolori sono universali e non possiamo che compiangerci e aiutarci reciprocamente.
Quanto a me sono affannata d’emozioni e queste ultime scosse hanno portato danno contro la mia povera salute e sono da un mese quasi sempre sofferente, pazienza!  Speriamo che Dio terrà calcolo dei nostri patimenti e ne donerà ai nostri posteri il compenso, a noi almeno pace e forza per sostenere con dignitosa rassegnazione tante private e pubbliche sciagure!  Il 30 mi reco a Milano non so se mi tratterrò oppure se tornerò, ciò dipenderà dalle circostanze e se vi saranno colà alcune delle mie conoscenze che mi rendono meno tristo quel soggiorno in ogni modo tutto maggio vi starò.
Lugo al quale mandai i vostri saluti mi scrisse di ringraziarvi tanto della vostra memoria e di dirvi molte cose affettuose. Egli è sempre a Parigi e non // sa quando tornerà; e così in maggio parte dei miei amici son esuli ed alle tante sventure di cui è stata travagliata questa mia povera esistenza s’aggiunge anche questa amarezza! V’assicuro Giacomo mio, che mi pare di non essere né debole né esaltata, ma alle volte sento turbarmi la mente e scoppiarmi il cuore per questo cumulo di dolori. Pure faccio ogni sforzo per raccogliere coraggio ed energia e tento almeno di essere calma. Beati voi che potete nella vostra casa trovare gioia vera e scopo  alle vostre occupazioni e soddisfazione al vostro cuore! Ma la mia è solinga e non può  inspirarmi che mestizia ! Ma ripeto pazienza Dio mi aiuterà.
Baci la cara Mamma, Cristina i figli vostri a voi stringo le mani con affetto fraterno e vi chiedo scusa se vi scrissi così tristemente, ma con voi non celarmi e mi sento il bisogno di espandermi e sollevare l’oppressione che mi dà tanti tormentosi pensieri. Addio Addio

  Clara Maffei

Archivio Mosconi-Negri  n° 671

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