Viaggio a Firenze, 1830 -11

Firenze, 13 settembre 1830 (lunedì) seconda parte

Santa Maria del Fiore (da notare l’assenza di banchi e la presenza di cani)

Parliamo un po’ del morale e del fisico e materiale di Firenze. Le chiese mi paiono quanto che basta ben frequentate e al Duomo, un dì di festa, restai edificato per la devozione. Malcostume, però, ve ne è qui come in tutti gli altri posti di grande affluenza di forestieri. 

Se parliamo del fisico delle dame e degli uomini, si può dire che v’è un bel sangue. I giovanotti sono pieni d’animo e sentono di sé come conviene. Trovo una differenza con i nostri lombardi, mentre codesti (cioè i lombardi) sono sgarbati, questi al contrario hanno una certa civiltà, che però l’educazione del giorno e della moda oltramontana sa temperare con quella impassibile freddezza e noncuranza, che vediamo governare l’animo e il contegno di molti uomini d’oggi.

A Firenze chi vi è mai che non sappia parlare l’Inglese ed il francese? E non si contenta di sapere soltanto borbottarlo: conviene dire, a onor del vero, che le lingue estere sono molto parlate e bene, in generale. 

A parte questo, però, mi si dice che i giovani (e soprattutto i nobili) non si coltivano la mente in alcuna altra disciplina, sia scientifica che letteraria.

La linda Firenze di un tempo, come udii dire, è convertita in una sudicia cloaca1: vi basti. Le strade, selciate a trapezi informi di pietre paesane, sono scomode perché il tipo di pietra, o tufo, è assai friabile e si ha di che inciampare o mettere il piede in fallo, anche nelle strade più spaziose. 

I fabbricati moderni sono assai più eleganti che dalle nostre parti; e davvero sarebbe imperdonabile a questi architetti, che hanno tanti belli esemplari, il fare altrimenti: così venissero a Firenze alcuni nostri architetti a prendere un po’ di buon gusto!

Ponte Vecchio

Oggi è caduto un diluvio d’acqua e fa un freddo straordinario. L’Arno mi ha fatto il regalo di mostrarsi gonfio. Che bella vista si offre all’occhio di chi si fermi a metà del Ponte Vecchio! Non so mai stancarmene, per quanto la miri e la rimiri. 

I giovanotti sono pieni d’animo

Giacomo Mosconi accenna a un argomento, che verrà trattato e discusso soprattutto negli anni futuri, ma che era già sentito, ovvero il problema noto come il “carattere degli Italiani”. Ancora oggi riscuote interesse: si passa da visioni pessimistiche a visioni più che elogiative, con abbondanza di stereotipi. Nell’Ottocento alcuni scrittori stranieri, se abbastanza colti da non essere accecati da pregiudizi, ci danno un punto di vista più equilibrato, alcune volte decisamente lusinghiero

Per nostro conforto, Stendhal ha voluto che sulla sua tomba fosse scritto “milanese”, scegliendo l’Italia come patria del cuore.

Anche l’opinione di Byron, cosmopolita e sensibile all’argomento libertà, è positiva: «Sento la carrozza – ordinato pistole e mantello, come il solito – articoli necessari, la carrozza è aperta e gli abitanti piuttosto selvaggi – decisamente pericolosi e molto infiammati dalla politica. Belle persone, però, – buon materiale per una nazione. Dal caos Dio crea un mondo, e dalle grandi passioni nasce un popolo». (Lord Byron, Ravenna, 5 gennaio 1821)

Per i lettori curiosi

La discussione sul “carattere degli Italiani” venne accesa nel 1818 da un libro di Simonde de Sismondi (1773-1842) storico ginevrino, che scrisse la “Storia delle Repubbliche italiane dei secoli di mezzo” (1809-1818) in 16 volumi. 

L’ultimo capitolo (63 pagine di testo) si intitola: “Quali sono le cause che mutarono il carattere degli italiani dopo essere state ridotte in servitù le loro repubbliche”. Le sue considerazioni ebbero una grandissima influenza, fino ai giorni nostri.

Alessandro Manzoni scrisse le “Osservazioni Sulla Morale Cattolica” (1819), come risposta a Sismondi.

Siti di libera consultazione

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  • Note
  • 1- Opposta l’opinione di Stendhal del 1817: «Firenze, pavimentata con grandi blocchi di pietra bianca di forma irregolare, è di una pulizia rara… Firenze è forse una delle città più pulite dell’universo e certamente una delle più eleganti.» (Stendal, Roma, Napoli e Firenze, 23 gennaio 1817).
  • A seguito delle proteste, il 28 settembre 1830 venne bandito un appalto per la pulizia delle strade: alcuni membri del Magistrato (Organo ufficiale della Comunità) avevano definito lo stato delle strade «sì deplorabile, che invece di attirare, come una volta, l’ammirazione di tutte le Nazioni, rendono oggi la nostra Patria il ludibrio delle città civilizzate» (F. Tacchi, Firenze, una città sospesa fra tradizione e modernità).
  • cultura.comune.fi.it: F. Tacchi, Firenze una città sospesa fra tradizione e modernità, Archivio storico comunale di Firenze, 2021, p. 14. pdf
  • Luigi Barzini, Gli italiani, virtù e vizi di un popolo, Milano, Rizzoli, 2012. ISBN: 9788858632628
  • R. Bizzocchi (a cura di ), Simonde de Sismondi, Il carattere degli Italiani, Roma, Viella, 2020.
  • George G. Byron, Life, Letters and Journals of Lord Byron: Complete in One Volume, London, Murray, 1833, p. 472.
  • P. Chiapponi, Del carattere degli italiani. Importanza e modi di formarlo, Milano, Richiedei, 1876.
  • E. Galli della Loggia, L’Identità Italiana, Bologna, Il Mulino, 2010.
  • M. Di Gesù, Il carattere degli italiani, vol 1 – Le idee della nazione da Dante a Pascoli, Milano, Doppiozero, 2012.
  • M. Di Gesù, Il carattere degli italiani, vol 2 – Retoriche e controretoriche della nazione: da D’Annunzio a Manganelli, Milano, Zoppiozero, 2014.
  • Alessandro Manzoni, Sulla Morale Cattolica, Osservazioni, Milano, Lamperti, 1819.
  • Simondo de Sismondi, Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, tomo XVI, Italia, 1819.
  • Stendhal, Rome, Naples et Florence- suivi d’annexes, Arvensa editions, 2019. ISBN: 9791027305308

Il corridoio Vasariano: https://www.youtube.com/watch?v=TsqHLfBzQ00

https://cultura.comune.fi.it/system/files/2021-07/FirenzeunaCittàSospesa.pdf

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