Le lettere di Giacomo Leopardi e di Giacomo Mosconi
Giacomo Leopardi a Giacomo Mosconi
Firenze, 26 maggio 1831
Stimatissimo Sig. Conte,
Una Signora di qui, bella e gentile1, che ha una ricca collezione di scritture autografe d’uomini illustri d’ogni genere, antichi e moderni, morti e viventi, mi ha pregato molto di trovar modo di aumentargliene; e specialmente vedere se da cotesta città, stata sì feconda d’uomini insigni, si potesse avere qualche cosa autografa d’Ippolito Pindemonte, del Cesari, del Pompei, del Torelli, del Maffei, del Fracastoro2 e simili.
Io mi sono ricordato della bontà e della gentilezza di V.S. delle quali fui testimonio ed oggetto qui in Firenze nel Settembre passato; e così prendo animo di ricorrere a Lei per soddisfare in qualche parte, se si potesse, al desiderio della gentildonna.
Ella mi perdoni questa confidenza: forse le parrò temerario e indiscreto: in tal caso, Ella disprezzi la domanda, ma non cessi di tenermi per suo; ed in tutti i casi mi abbia per desiderosissimo di servirla qui, o dovunque io sarò, in ogni cosa ch’io vaglia.
E pieno di stima sincera e di riverenza, mi professo con tutto l’animo
suo d.mo obbl.mo servitore
Giacomo Leopardi
Giacomo Mosconi a Giacomo Leopardi
Verona, 22 Giugno 1831
Pregiatissimo Signore,
La commissione, onde le piacque di onorarmi, mi fu carissima, perché mi assicurò ch’Ella non mi ha dimenticato.
Ed io non avrei voluto risponderle, senza prima dimostrare con i fatti la mia riconoscenza, ma le mie speranze sono andate a vuoto.
Qui in Verona vi sono molti appassionati nel raccogliere scritture autografe d’uomini insigni; e per tal cagione ben tosto capii che non sarebbe stato facile esaudire il suo desiderio.
Pertanto, dopo le mie inutili ricerche, avea posta ogni mia speranza in un nostro Abate Veronese mio amico3, il quale credo essere il solo, che mi possa aiutare nel compiacerla: ma questi è assente da Verona sin dal passato maggio, ed a quanto pare non vi ritornerà presto. Eccole il motivo per lo quale ho, sino ad ora, tardato a risponderle e spero che questo varrà a scusarmi con Lei.
Nella prossima settimana andrò a Recoaro ove dimorerò da circa un mese; frattanto, al suo ritorno, l’amico mio, ch’è già informato di quanto Ella desidera, darà opera al fine di vedere se si possano rinvenire le scritture autografe, che vorrebbe codesta gentildonna; ed io non mancherò di renderla avvertita del risultato delle nuove ricerche.
Ella non mi fa motto dello stato della sua salute, ma voglio sperare che si avrà riavuto da que’ mali onde era molestato nel passato autunno. Si ricordi ch’io nutro speranza di rivederla tra non molto ne’ nostri paesi com’ella ebbe a promettermi.
Ov’ella vedesse la marchesa Carlotta Lenzoni4, le sarò gratissimo se le porgerà i miei omaggi.
Mi dia de’ nuovi comandi, ed io allora terrò ch’ella mi abbia quale con tutto l’ossequio mi professo di Lei Signor Conte
d.mo obbl. servo
Giacomo Mosconi
Giacomo Mosconi a Giacomo Leopardi
Verona, 5 ottobre 1831
Pregiatissimo Signor Conte,
non ho lasciato di fare le più scrupolose ricerche a fine di servirla, ma ora debbo, mio malgrado, significarle che tutte sono andate a vuoto.
Qui in Verona vi sono così tante persone, appassionate di raccogliere gli autografi di celebri autori, e specialmente dei nostri, che hanno spigolato quanto si potea trovare d’essi, e ne sono poi così gelosi, e direi avari, che si potrebbe carpir loro oro, piuttosto che una riga del Maffei, del Torelli, o di qualunque altro.
Cionondimeno, quando non lo si pensa, accade talvolta d’ottenere ciò che le preghiere non poterono; ed io per tal ragione non ho ancora deposta la speranza di mandarle, un giorno o l’altro, ciò che codesta sua signora desidera. Frattanto si persuada Ella, signor Conte, che le sue commissioni mi stanno a cuore, e che se bastasse il desiderio io l’avrei già da gran tempo servita.
Bramerei sapere della sua salute e vorrei pure che, il prossimo inverno, noi potessimo averla tra noi, come Lei ebbe a lasciarmi sperare.
Non ho ancora veduto pubblicata quella raccolta di sue poesie, che mi ricordo Ella si proponeva di fare lo scorso anno. Spero ch’ella non ne vorrà defraudare la letteratura Italiana.
Se la signora Carlotta Lenzoni è costà, mi farà cosa grata nel ricordarle la mia profonda stima. Non mi risparmi, la prego, signor Conte, in ciò che valga, e mi creda quale con tutto l’ossequio me le raffermo
obbligatissimo devotissimo servo
Giacomo Mosconi
Giacomo Leopardi a Giacomo Mosconi
Roma, 29 Dic. 1831
Pregiatissimo Sig. Conte,
Qui, dove mi trovo dal principio di Ottobre, mi giunge ora, ritardata per negligenza della posta Fiorentina, la sua gentilissima lettera dei 5 di quel mese.
Mi dispiace molto questo ritardo, perché forse il mio silenzio ha potuto farmi credere sconoscente di tanta cortesia quanta Ella si è compiaciuta di usarmi nell’adoperarsi per me, e nelle espressioni della sua lettera. Però, comunque tardi, io la prego ad accettare i sinceri ed efficaci ringraziamenti ch’io le fo di tanta sua gentilezza.
Desidero ch’Ella non si prenda altra pena circa la commissione della quale ebbi ardire di pregarla; benché del resto io sia per gradir moltissimo quello di cui la sorte, senza suo fastidio, potesse darle occasione di favorirmi.
Io resterò in Roma sino alla metà di Marzo, per poi tornare a Firenze.
La signora Lenzoni è in Firenze dal principio del passato Ottobre, tornata da un viaggio che ha fatto in Francia. Scrivendole, non mancherò di far con lei le sue parti.
I miei versi, poiché ha la bontà di domandarmene, sono pubblicati in Toscana già da alcuni mesi, ma vietatane da cotesto governo l’entrata nel regno Lombardo Veneto, come già delle altre edizioni.
Non mi risparmi, la prego, gentilissimo Sig. Conte, se in qualche cosa mi crede atto a mostrarle coll’opera la mia gratitudine, e mi tenga sempre per suo
d.mo obbl.mo servitor vero
Giacomo Leopardi
Per i lettori curiosi
Quanto guadagna un poeta?
Giacomo Leopardi diede il manoscritto a Guglielmo Piatti, che stampò 1.000 copie de i Canti nel 1831. Leopardi ricevette come compenso 80 zecchini (896 franchi)4. Su ogni copia venduta al prezzo di 5 paoli, Giacomo Leopardi ha guadagnato 1,6 paoli (0, 90 franchi).
Giacomo Mosconi dice che, per vitto e alloggio a Firenze, spende mezzo zecchino al giorno (15 zecchini in un mese, cioè 168 franchi). Giacomo Leopardi, non abitando in albergo, spendeva sicuramente una cifra minore, ma mancano dal conto tutte le altre spese.
Nel 1830 gli “amici di Toscana” gli diedero un aiuto economico mensile di 9 zecchini . Nel 1832 Leopardi chiese alla famiglia 6 zecchini al mese «coi quali avrei meschinamente procurato di andare avanti».
Come confronto sui prezzi dei libri, I Canti venne venduto a 5 paoli, una semplice “Guida di Firenze”, senza stampe, costava intorno ai 6 paoli, mentre la “Nuova guida della città di Firenze…” di Gaspero Ricci, 1835 (570 pagine con molte stampe) costava 24 paoli.
L’ inesorabile censura di un capolavoro
Nel 1841, Giovanni Battista Spaur, governatore a Venezia, scrive:
«Il letterato italiano conte Giacomo Leopardi, defunto da più anni, …
i Canti… per la loro sommamente pericolosa tendenza, furono colpiti dal più severo divieto…
Ha lasciato anche dei manoscritti… devo invitarla ad osservare la più estesa ed attenta vigilanza, affinché le opere lasciate dal conte Leopardi in queste Venete Provincie non vengano ammesse alla stampa, o clandestinamente dall’Estero introdotte e qui diramate». (25 giugno 1841)
Ci sono molti modi per passare alla Storia.
Siti di libera consultazione
- Manus Online: Lettera di Leopardi del 26 maggio 1831 (selezionare “Carteggio” per leggere il testo)
- Manus Online: Lettera di Leopardi del 29 dicembre 1831 (selezionare “Carteggio” per leggere il testo)
- archivi beni culturali.it: Lenzoni de’Medici
- treccani.it
Note
- 1- La signora «bella e gentile» è Fanny Targioni Tozzetti (1801-1889), ispiratrice del ciclo di Aspasia.
- 2- Forse Girolamo Fracastoro (1478-1553) medico e umanista. Sembra improbabile che Leopardi possa riferirsi a Aventino Fracastoro (1704-1787), provveditore di Verona, che contribuì in modo determinante alla creazione della Biblioteca Civica di Verona.
- 3- Antonio Zamboni (1768-1845) abate, insegnante e bibliotecario, era grande amico dei Mosconi.
- 4- lettera al padre Monaldo, 23 dicembre 1830.
Archivio Mosconi (a cura di Franco Corsini)
- Giacomo Leopardi a Giacomo Mosconi, 26 maggio 1831.
- Giacomo Leopardi a Giacomo Mosconi, 29 dicembre 1831.
Bibliografia
- Giacomo Leopardi, Epistolario, a cura di F. Brioschi e P. Landi, Torino, Bollati Boringhieri, 1998, Vol. II, lettere n. 1523, n. 1590, n. 1798.
- Marco Callegari, Produzione e commercio librario nel Veneto durante il periodo della Restaurazione (1815-1848) pdf, tesi di dottorato, Università di Udine, 2012-2013, pp. 179-180.
- Corrado Viola, Leopardi inedito. Due lettere a Giacomo Mosconi, «Giornale storico della letteratura italiana», CXXXIV, 2017, vol. CXCIV, fasc. 647, pp. 369-378.. https://www.brepolsonline.net/doi/epdf/10.1484/J.GSLI.5.129687?role=tab (selezionare “PDF”)
Ringraziamenti
- Grazie a Matteo de Mojana per il bellissimo regalo e per la splendida voce!