Viaggio a Firenze, 1830 – 24

Firenze, 23 settembre 1830 (giovedì)

Mi ricordo che, quella sera che precedette la mia partenza da Verona, accomiatandomi da Paolo Brenzoni, gli promisi di ragguagliarlo sull’esposizione dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze. 

Orbene, ditegli che io adempio alle mie promesse e che, o buono o cattivo, conviene che si accontenti del mio giudizio, il quale non è guidato certamente da scienza pittorica, ma soltanto cerca di informarsi del bello con i dettami del solo buon senso. 

L’esposizione, a comun detto, quest’anno abbonda, oltre il consueto, in numero di produzioni e in eccellenza. 

Ciò che risalta più di tutto in questa esposizione è il quadro ordinato dal Granduca a Giuseppe Bezzuoli rappresentante l’ingresso in Firenze di Carlo VIII1.  La dimensione di questo quadro è di 18 piedi circa in lunghezza e di 12 in altezza2. Le figure sul davanti sono più grandi del naturale, il tutto è assai grandioso.

Galleria degli Uffizi

L’entrata di Carlo VIII a Firenze

Giuseppe Bezzuoli (1784-1855)

Sul mezzo del quadro v’è Carlo che entra sopra un bel cavallo bianco tenuto da un paggio, intorno ha tutti i suoi capitani ed armigeri, sulla destra v’è il Gonfaloniere che gli si presenta in tono umile; forma gruppo, intorno a questi, il segretario Machiavelli, il frate Savonarola, Pietro Capponi magistrato, anche lui prostrato innanzi al trionfatore. 

Una banda di popolo e gente armata, che apre la strada alla entrante comitiva, fanno la parte sinistra del quadro, che sul dietro giganteggia colle cime dei fabbricati e della popolazione affollata alle finestre. 

Il pittore, per far meglio spiccare il primo piano del quadro, fece che i cavalli dei venienti facessero alzare un polverio, che annebbia il secondo piano della scena. 

Parlare con buon senno su questo quadro non è cosa da un mio pari, quindi io mi servirò delle altrui osservazioni e vi dirò che i costumi peccano di anacronismo e che fra le persone ritratte si trova un poco di uniformità in certe attitudini. 

Questa è la critica che gli fu fatta, per il resto riscosse generali lodi. 

Infatti la composizione è bella e vi è maestria di disegno e di colorito: una cosa che dispiacque un poco a miei occhi, è che, tanto da una parte quanto dall’altra, chiudono il quadro il gruppo di due persone. Questa povertà di composizione rincresce tanto più in quanto due donne sulla sinistra, messe sullo stesso piano di due frati sulla destra, sono così lunghe che pare sorpassino l’altezza di quelli di fronte.

Anche Carlo VIII ha l’espressione della sua fisionomia troppo sprezzante: è vero che entra in Firenze come conquistatore, ma quella sembianza di disprezzo non s’addice a quella circostanza, anche per stare a rigore di storia3.

Passando dai dipinti ai gessi, il signor Luigi Pampaloni è lodato per un bel bambino che scherza con un fiore. Di questo giovane, allorché avrò finito di parlarvi dell’esposizione, vi narrerò un caso recente che fece ridere, nei giorni passati, tutti i Fiorentini. 

Per parlarvi per ultimo di ciò che fu soggetto di molte e diverse opinioni finirò col farvi la descrizione di un gruppo scolpito in marmo da Emilio Demi con figure pressoché al naturale. 

Una donna seduta tiene sui ginocchi un fanciullino che è fornito di tutti i contrassegni dell’Amore: egli dorme appoggiato ad un braccio di quella che, dalla cetra che tiene coll’altra mano, si conosce essere l’Armonia. 

Emilio Demi

Amore in grembo ad Armonia

Fotografia di Sailko (Wikimedia Commons)

link:https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Palazzo_venturi_ginori,_cortile_del_poggi,_statua_di_paolo_emilio_demi_02.JPG

La composizione per sé stessa diede soggetto alle dispute, le quali poi si estesero anche sull’esecuzione del lavoro. Io però lo vidi con piacere e, quando dicessi che mi parve un poco duretto nei contorni, quanto al resto non saprei che più aggiungere.

 Solo permettetemi che vi faccia osservare che, a Firenze, l’arte vive e prospera e che è ingiusto ciò che dicono gli oltramontani, che ora sia in decadenza in Italia!

Essi pretendono di essere i mecenati delle belle arti, ma il Granduca li sconfigge, dal momento che a Benvenuti, per la pittura della cupola della Cappella Medici, dà la somma di 40 mila scudi4.

Siti di libera consultazione

Note

  • 1- Il quadro venne esposto all’Accademia, per la prima volta, nel 1829. Fu esposto anche nelle mostre del 1830 e del 1831. Il compenso pattuito fu di mille scudi (525 zecchini). 1 scudo fiorentino valeva 1,05 francesconi.
  • Carlo VIII, re di Francia, entrò in Firenze il 17 novembre 1494.
  • 2- 1 piede veronese = 0,343 m. La stima di Giacomo Mosconi è veramente buona. Le dimensioni esatte sono m. 5,96 x 3,90.
  • 3- allude alla celebre frase di Pier Capponi: “Voi sonerete le vostre trombe, noi soneremo le nostre campane”.
  • 4- 40 mila scudi corrispondevano 21.000 zecchini (235.000 franchi). Lo scultore Canova, per il monumento funebre di Vittorio Alfieri, ricevette 10 mila scudi. La pittura della Volta della Cappella, iniziata nel 1828, fu terminata nel 1837.

Bibliografia


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