Viaggio a Firenze, 1830 – 3

Modena, 3 settembre 1830 (venerdì)

Mi sono alzato di buonora, ho veduto il palazzo ducale dove il duca, convien dirlo, spende tesori per fabbricare le ali interne. L’architettura è maestosa, ma di pessimo gusto.

Palazzo ducale di Modena

Le stanze interne non sono molto ricche di suppellettili, ma sono adorne di quadri rarissimi. Ho ammirato degli arazzi di Gobelin, il disegno della Colonna Traiana fatto da Giulio Romano, dei quadri del Canaletto, di Salvator Rosa, molti bei fiamminghi.

Due Tavole di Charles Le Brun, una di Albrecht Durer, un paesaggio di Nicolas Poussin del valore di 2.000 zecchini. Una bella aurora di Francesco Albani, molti quadri dei Carracci, due o tre del Tintoretto e quindici pezzi del Giambologna, fra cui un Mercurietto. 

Ciò che però ha più colpito il mio occhio fu un quadro del Murillo, rappresentante un fanciullo atterrato da un montone, un San Rocco in prigione di Guido Reni e una Madonna di Andrea del Sarto. 

Si dica quel che si vuole ma, se avessi tempo, vi enumererei una infinità di bei quadri comperati dal Duca, che, in questi oggetti, si dice comunemente che spenda dei tesori!

Modena è mezzo rifabbricata e in gran parte con alloggi e istituti fatti a spese del Duca. Le donne portano degli zendadineri di seta graziosi.

Ho veduti passeggi e chiese e ora mi tocca di non perder tempo; perché io parto all’una dopo mezzogiorno per Bologna. 

Di là vi darò mie nuove e ora abbiatevi un abbraccio dal vostro Giacomo, che sta bene e manda un bacio a Teresina2 a Bettina3 e a Paul4.

Salutate gli amici.

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  • Note
  • 1- fazzoletti, foulard.
  • 2- la sorella Teresa (23 anni).
  • 3- la nipotina, Elisabetta Michiel (5 anni).
  • 4- Paolo Falchi: amico della famiglia Mosconi e anche collaboratore della stessa. Nativo di un paese del nord della Corsica, Belgodere vicino a Isola Rossa (Bastia), era un fuoriuscito dai tempi della Rivoluzione Francese, di cui evidentemente non condivideva gli eccessi. Visse da esule a Verona fino al 1833 quando decise di tornare nella terra natale. Al suo ritorno in Corsica trovò tutti i suoi possedimenti venduti e l’odio di alcuni parenti, ma trovò una figlia che non sapeva di avere e di cui nessuno lo aveva informato. Accolto con amore da quest’ultima passò il resto dei suoi giorni a Belgodere. Era membro dell’Accademia di Pittura di Verona. (È citato anche in: Mario Pieri, Memorie II – Verona domenica 27 settembre 1812)

AMS: Paolo Falchi, 37 lettere dall’anno 1817 all’anno 1835. Alcune sono interessanti anche per la cronaca veronese del tempo.

  • Benassù Montanari, Versi e prose, vol. II, Verona, Antonelli, 1854. p. 19 (Al signor Paolo Falchi per un bellissimo ritratto della contessa Clarina Mosconi).
  • Mario Pieri, Memorie II (dicembre 1811-settembre-1818), a cura di Claudio Chiancone, Roma, Aracne, 2017, pp. 105-106.
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